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goccia

La geografia rappresenta il mondo con segni e codici convenzionali. E noi abbiamo un’idea del mondo filtrata attraverso questi codici. L’aspetto più eclatante è che la Terra è un volume tra il tondeggiante e l’ovalizzato, mentre le mappe sono superfici. La stragrande maggioranza delle rappresentazioni del mondo riguarda la parte visibile del Pianeta, ovvero la “pelle” dello stesso.Non si trovano grotte e abissi, catacombe e miniere ovvero le cavità naturali e quelle artificiali, create nei secoli dall’uomo.La nostra percezione del mondo si ferma all’ingresso dei luoghi vuoti, e ne esclude la stessa profondità.

La fotografia è un potente strumento per una rappresentazione vitale della Terra. Ma, spesso, la soglia del buio non viene superata. Se fotografia è scrivere con la luce, i luoghi bui impongono subito scelte forti e arbitrarie. I luoghi vanno raggiunti, esplorati e illuminati. Le immagini del sottosuolo esistono, ma hanno una circuitazione circoscritta. Arrivano al grande pubblico se rappresentano emergenze eclatanti, stalattiti e stalagmiti giganti, ambienti enormi… Arrivano se sono riconducibili all’esperienza quotidiana, come estetica e dimensione. “La concrezione assomiglia a…”, “dentro ci può stare il Duomo..”.

La fotografia che indaga il vuoto, che si sofferma sul dettaglio o che cerca un peculiare lessico di descrizione è accolta con difficoltà. Ecco quindi l’importanza di un progetto che mostri l’invisibile, l’altro, il gioco di forme e spazi, presenze ed emergenze, che si cela a piccole o grandi profondità. L’arte che esiste senza dover essere inventata, ma scegliendo di mostrare, perché lo stupore si produce con l’imprevista visione, l’epifania che è il venire alla superficie. Perché, come l’arte, ci presenta un mondo laterale, fascinoso e ambiguo, perché prossimo ma non così raggiungibile.

 Gli esploratori speleologi, infatti, trasformano il mondo sotterraneo, estendendolo e approfondendolo, rappresentandolo e riportandolo in modo coerente con la propria conoscenza. Ma tutto questo cambia anche la rappresentazione del territorio epigeo, esterno, che diventa facies di un mondo tridimensionale, oscuro e solo raramente dato alla luce e reso immagine. Dunque mostrabile.


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